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Donatori di plasma iperimmune contro il Covid-19, il presidente Briola in audizione alla Camera dei Deputati

Donatori di plasma iperimmune contro il Covid-19, il presidente Briola in audizione alla Camera dei Deputati

Una proposta per impegnare Regioni e Province autonome a prevedere una serie di azioni volte ad incrementare e favorire la donazione di sangue ed emocomponenti. È quanto è stato approvato dalla Commissione Salute della Conferenza delle Regioni, per sottoporre al Parlamento e al Governo una modifica del cosiddetto Decreto Rilancio.

Ne ha parlato oggi, mercoledì 24 giugno, il presidente di AVIS NazionaleGianpietro Briola, nel corso dell’audizione alla Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati, un incontro che ha avuto come tema principale il Covid-19 e il trattamento con il plasma iperimmune sui pazienti ancora positivi. Come ha sottolineato Briola nel suo intervento, la proposta è finalizzata a rafforzare «il nostro sistema trasfusionale e a garantire sempre più l’autosufficienza. Per questo è necessario implementare la chiamata dei donatori, stabilire la gestione programmata degli accessi ai centri di raccolta, ampliare le fasce orarie e le giornate dedicate a raccolta, trasporto e lavorazione del sangue e degli emocomponenti»

Il dibattito, in cui è intervenuto anche il dottor Giuseppe De Donno, direttore della Pneumologia e dell’Unità di Terapia intensiva respiratoria dell’ospedale Carlo Poma di Mantova, è servito per ribadire ancora una volta il ruolo etico e non remunerato dei donatori e, soprattutto, la proprietà pubblica del plasma raccolto che non ha alcuna finalità di arricchimento a favore delle aziende che lo lavorano per la produzione di farmaci plasma derivati: «Attualmente sono oltre 60 i Servizi trasfusionali che ad oggi possono produrre plasma iperimmune da destinare alla cura sperimentale dei pazienti affetti da Covid-19 – ha spiegato Briola – all’interno di un sistema totalmente pubblico con l’inattivazione in “house”. Le sperimentazioni nazionali e regionali in corso non prevedono infatti la collaborazione esterna con industrie farmaceutiche. Nessuno ottiene profitti dall’attività dei donatori. La donazione è un gesto gratuito, volontario e per questo etico. La titolarità del plasma è pubblica, così come è pubblica quella dei farmaci che se ne ricavano attraverso la sua lavorazione. Nella fattispecie, infatti, il plasma viene e verrà eventualmente ceduto alle aziende farmaceutiche, tramite un sistema di conto-lavorazione (tramite quindi una gara ad evidenza pubblica), affinché lo lavorino e lo restituiscano come prodotto standardizzato da usare come strumento clinico e certificato per tutti i nostri pazienti».

Che quella con il plasma iperimmune sia una terapia ponte lo ha confermato anche il dottor De Donno, pur sottolineando i risultati finora raggiunti: «Grazie alla sperimentazione siamo riusciti a ottenere la negativizzazione dei pazienti e la riduzione del tempo di ricovero, unite a un calo della mortalità di circa l’11%. Come già detto più volte anche con il presidente Briola, il plasma da convalescente è sicuro e non ha mai mostrato effetti collaterali: un dato per il quale va dato merito a chi, come AVIS, gestisce e coordina l’attività di donazione».

L’Italia è stato il primo Paese occidentale a registrare un protocollo di questo tipo e, nei giorni scorsi, il Centro nazionale sangue ha avviato uno studio epidemiologico sull’infezione Covid-19 nei donatori di sangue per definire i criteri e le modalità di arruolamento per la raccolta del plasma iperimmune allo scopo di consolidare la sicurezza del sistema trasfusionale, ma anche di migliorare le conoscenze sulla diffusione del virus. Sul ruolo dei donatori Briola ha posi sottolineato che «abbiamo da poco iniziato il dosaggio degli anticorpi, ma è una procedura che ancora non ci permette di distinguere le proteine IgG e le IgM. Dai primi studi è emerso che in circa un mese gli anticorpi dimezzano la loro titolazione: una delle ricerche che abbiamo promosso, ad esempio insieme alla Regione Lombardia o allo stesso Cns, è finalizzata proprio a questo, a capire cioè per quanto rimangano attivi gli anticorpi e come raccogliere il plasma iperimmune. Una procedura che consentirà un utilizzo ancor più adeguato del plasma e un riconoscimento sempre più prezioso per lo straordinario impegno di milioni di donatori volontari e non remunerati».